Il Gobbo

Castello di Castel di Fiori

L'incantevole borgo di Castel di Fiori (frazione di Montegabbione), immerso nel verde e nei boschi, conta una popolazione residente di qualche decina di persone alle quali si aggiungono, nella stagione estiva e nelle altre festività, numerose famiglie italiane e straniere. Sapientemente ristrutturato il borgo ha mantenuto intatto il fascino medievale.

Panorama di Castel di Fiori

Cinto da mura con la presenza dominante del Castello (oggi proprietà privata ed in stato di rudere) e la Torre medievale, recentemente restaurata, che si trova dal lato opposto della breve via centrale. Nella graziosa piazzetta centrale si fronteggiano, anch'essi recentemente restaurati, il Palazzo maggiore del borgo e la Chiesa di Santa Maria Maddalena.Fino a qualche tempo fa la storia di Castel di Fiori è stata confusa con qualla di Castel Brandetto nel territorio di Monteleone d'Orvieto.

La prima notizia certa di Castel di Fiori è quella riportata nell'Ephemerides urbevetanae dal codice Vaticano urbinate 1745 1342-1369 a cura di Luigi Fumi: de castro acquae altae, quod praeter conscientiam urbevetani Communis, murature t aedificatur norite et vocatur Castrum Florae (il Castello di Acqualta che, per decisione del Comune di Orvieto, sia costruito ed edificato di nuovo e sia chiamato Castello di Fiore). Sicuramente anche prima del 1345 il castrum era abitato. Vari ritrovamenti archeologici nella zona, tra cui la necropoli di Poggio della Croce riconducibile ad un primo utilizzo nell'età del Bronzo, testimoniano l'utilizzo della zona intorno al colle di Castel di Fiori già da epoca remota. Nella zona inoltre sono state ritrovate alcune monete romane del tardo impero III-IV secolo d.c.. L'abazia di Acqua Alta, eretta verosimilmente nel X secolo, da il via alla vita altomediovale del territorio di Castel di Fiori.

Il 13 luglio del 1350 il Castello di Castel di Fiorivvenne attaccato da un piccolo esercito di cavalieri e fanti, uno per ogni famiglia orvietana, armato per distruggere, mosse dalla città di Orvieto verso nord-ovest: questo era il volere dei saggi orvietani: " ...Che il castello di Brandetto, nel quale lo stesso Bulgaro si ritirò per compiere i suoi malefici, sia distrutto, così che non possa più, né lui un altro esservi accolto. Lo stesso sistema sia tenuto per il castello di Acqualta, che, senza che il comune di Orvieto lo sapesse, cinto di mura e costruito di nuovo, si chiama Casteldifiore: si debba trattare come il Brandeto" [1]. Per approfondimenti clicca qui.

Nel 1380 il castello fu oggetto di contesa tra i Montemarte, i Monaldeschi della Vipera da una parte e i Monaldeschi della Cervara dall'altra. Agli albori del 1200 sono infatti due le famiglie emergenti sul territorio Orvietano: i Monaldeschi e Filippeschi, i primi sostenitori della politica palale, i secondi di quella imperiale. La loro importanza storica non è certo minima se lo stesso Dante Alighieri nella Divina Commedia li menziona proprio per denunciare quella sorta di guerriglia che ormai caratterizzava molte città italiane, anche se è in questo periodo che la città di Orvieto è teatro di una decisiva battaglia tra guelfi e ghibellini (più precisamente tra monaldeschi e filippeschi ) che segna la totale sconfitta di questi ultimi ad assicura così il trionfo del guelfismo. Gli ormai strapotenti Monaldeschi vennero però in discordia tra loro e si suddivisero in quattro famiglie: Della Cervara, Dell'Aquila, Del Cane e Della Vipera riunite poi in due fazioni, dei Buffati e dei Malcorini, i cui nomi vennero poi convertiti in Muffati e Melcorini ; questi ultimi seguaci del Papa, i primi dell'Imperatore.

Ma la storia del castello non contiene solo queste famiglie infatti questo fu anche di possesso del famoso capitano di ventura: il Gattamelata, che a metà '400 possedeva anche il casello di Montegiove. Dai documenti emerge che in data non precisa il castello passò di proprietà alla famiglia del condottiero e per via ereditaria a Todeschina Gattamelata, sua figlia. Questa sposò il Antonio Bulgarelli Conte di Marsciano (1429-1483), e dal matrimonio nacquero tre figli Lodovico, 13 giugno 1471, Antonio [2] e Ranuccio. Seguita la divisione dei beni fraterni dei conti di Marsciano, Lodovico venne in possesso del castello di "fiore" e così, per via femminile, il castel di fiori ritornò agli antichi proprietari.

Castello di Castel di Fiori

Nei primi anni del '500 i Conti di Marsciano ebbero " fraterne discordie, Ridolfo Orsino Pier Giovanni e Carlo erano avversi ai figli del conte Antonio ed assediarono con cinquecento fanti Lodovico nel castello di Parrano. Di li trassero a Montegiove ma messi in fuga da un pugno di coraggiosi marciarono a Castel di Fiori. Accorso Lodovico Bernarnardino e Alessandro con soli settanta cavalli respinsero i duecento aggressori nelle vicinanze di Parrano " [3].

I Conti di Marsciano mantennero la proprietà anche dopo il passaggio, alla fine del XVI secolo, allo Stato Pontificio. Da ultima si insediò la Famiglia Marocchi fino a poco dopo la guerra quando l'ultima erede "La Signorina" lasciò il patrimonio alla Chiesa che venne suddiviso ed acquistato d a privati.


Al centro della piazza, vicino alla vecchia casa Marocchi, su un basamento di mattoni è poggiata la statua dell'Arcangelo Michele. La statua fu realizzata dallo scultore Michele Perla nel 1937, come si evince nel basamento della stessa ed è una copia liberamente tratta da quella sita nel Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant'Angelo in provincia di Foggia.

Castel di Fiori - Arcangelo Michele Castel di Fiori - Arcangelo Michele
A sinistra la piazza centrale di Castel di Fiori in cui si vede la statua dell'Arcangelo Michele, a destra dettaglio di un'incisione sul basamento.

Castel di Fiori - Arcangelo Michele

Castel di Fiori - Arcangelo Michele
Tre dettagli della statua.

[1] Decreto del Comune di Orvieto emesso contro il Conte Bulgaro, Archivio del Magistrato di Orvieto, libro dell'anno 1350 Car. CXXI. Traduzione a cura di Maria Grazia Ottaviani tratta da Ferdinando Ughelli Albero et Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano , 1667.
[2] Il libro riporta come figlio Alessandro Bulgarelli ma questa versione contraddice con la ricostruzione di Ferdinando Ughelli "albero et istoria della famiglia de' conti di Marsciano" Roma 1667 .In questo libro è stata messa definitivamente a punto la genealogia dei conti di Marsciano
[3] Biografie dei capitani di ventura dell'Umbria: scritte ed illustrate con documenti . Ariodante Fabretti pubblicato da Angiolo Fumi 1844

Il tutto rielaborato dalla tesi di Alice Tabacchioni, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Perugia : Ecomuseo: il museo del futuro. Percorso alla scoperta dei castelli e delle torri del Comune di Montegabbione (TR) , anno accademico 2008/2009

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