Abbazia di San Pietro di Acqua Alta, Villa Acqua Alta e Santa Maria di Villa Acqua Alta
Introduzione
La storia di Acqua Alta si articola attorno a due poli fra loro complementari:
da un lato l'Abbazia di San Pietro, centro monastico già attivo nel pieno XII secolo;
dall'altro la Villa di Acqua Alta, piccolo nucleo laico sviluppatosi accanto al monastero, dotato di una propria chiesa sotto il titolo di Santa Maria.
Entrambi i complessi ricadevano nel piviere di Montegiove, entro la diocesi di Orvieto, e sono documentati in una serie di fonti che si
estende dal 1139 sino alla fine del Quattrocento.
La più antica menzione, un breve recordationis del 1139, mostra già un'abbazia capace di tutelare i propri diritti
e di riferirsi a una comunità soggetta di homines vallis. Nei secoli successivi la documentazione mette in luce i mutamenti istituzionali: la visita pastorale del 1274 rivela la dipendenza di S. Pietro dal monastero di S. Severo di Orvieto; nel 1278 il Liber de Confinibus include la terra abbatie Aque Alte nel perimetro dei pivieri; nel 1291 un atto di Curia registra la rinuncia dell'abate Laurentius e attesta l'unione del cenobio all'Ordine di S. Guglielmo.
Accanto al monastero, la villa con la chiesa di S. Maria appare pienamente inserita nel sistema fiscale e decimale orvietano: nel
1289 Montegabbione si obbliga alle decime "sicut homines de Aqualta"; il Catasto del 1292 registra terreni
pertinenti all'area; nel 1293 è documentata la solutio census dovuta dalla chiesa di S. Maria all'episcopato.
Nei decenni a cavallo tra Duecento e Trecento, oltre agli atti di Curia e ai catasti comunali,
anche i registri fiscali pontifici delle Rationes Decimarum Italiae (1275-1280 ca.) ricordano
più volte il monastero di Acqua Alta (abbatia Aque alte), in associazione con il monastero di
San Severo di Orvieto. Si tratta di rendiconti contabili di decime, che confermano l'inserimento
dell'abbazia nel sistema impositivo diocesano e papale, a fianco delle altre chiese del piviere.
La convivenza tra abbazia e insediamento laico si traduce così in un intreccio di obblighi e diritti, con un saldo inserimento nelle strutture diocesane e comunali.
Il Trecento segna però l'inizio di una fase di difficoltà: la visita del 1357 attesta la profanazione e successiva
riconciliazione della chiesa; pochi decenni dopo, la cronaca di Cipriano Manente (1561) ricorda l'incendio e la distruzione della badia nel 1382, insieme a Castel di Fiori, nel quadro delle guerre tra fazioni orvietane e conti di Marsciano. In età tardomedievale l'abbazia non riacquista più stabilità: alla fine del Quattrocento, il testamento di Antonio dei Bulgarelli destina denaro alla "reconstructione ecclesiae dirutae" di S. Pietro, ma già nel 1500 la chiesa non compare più negli atti di successione familiare.
Ne risulta il quadro di un centro monastico e di una comunità rurale strettamente integrati per oltre due secoli, ma progressivamente
indeboliti fino a scomparire dalla documentazione attiva agli inizi dell'età moderna. La sequenza di testi che segue, ordinata
cronologicamente, consente di ricostruire con precisione questa vicenda, distinguendo tra pergamene d'archivio, memorie indirette e tradizioni cronachistiche.
Criteri di trascrizione e toponomastica. - Nei testi latini si conserva la grafia originale (Aqualta, Aque alte, ecc.);
nel commento corrente si adotta la forma normalizzata «Acqua Alta». Le citazioni documentarie riportate in questa pagina sono limitate alle
lezioni utili a identificare luoghi, istituzioni, persone e diritti; dove indicato, i registri sono di Curia vescovile orvietana o del Comune di Orvieto.
L'introduzione non aggiunge ipotesi: riassume soltanto quanto risulta dai documenti e dalle edizioni segnalate nella bibliografia.
Nota generale sulle fonti. - La documentazione richiamata proviene da tre tipologie distinte:
(1) fonti dirette, ossia atti originali o copie autentiche conservate nei cartulari vescovili di Orvieto e negli archivi comunali (visite pastorali, atti notarili, catasti, registri fiscali);
(2) fonti indirette, costituite da autori moderni che trascrivono documenti oggi non reperibili (in particolare F. Ughelli, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, 1667);
(3) fonti cronachistiche, come la narrazione di Cipriano Manente (Historie, 1561), che pur offrendo notizie locali significative non ha carattere di edizione archivistica.
Nella presente pagina si distinguono pertanto i testi conservati in originale dalle tradizioni d'autore o dalle memorie storiografiche, evitando di confondere i diversi livelli di attendibilità.
Nota metodologica sulle trascrizioni e traduzioni. - I documenti latini riportati in questa sezione sono trascritti
seguendo fedelmente la lezione delle fonti disponibili: quando è stato possibile, si è ricorso direttamente agli
originali d'archivio (cartulari vescovili, pergamene, registri), mantenendo grafie originali, sciogliendo le
abbreviazioni e segnalando con puntini di sospensione eventuali lacune. Non sono state introdotte correzioni
ortografiche o normalizzazioni arbitrarie.
Per favorire la comprensione, a ogni trascrizione in lingua latina segue una traduzione italiana di servizio,
priva di pretese letterarie, volta a rendere chiaro il contenuto giuridico e storico dell'atto. Dove necessario,
termini tecnici o passi ambigui sono accompagnati da brevi chiarimenti redazionali tra parentesi quadre.
Elenco cronologico della documentazione:
1139 - Breve recordationis del conte Bernardinus q. Bulgarelli: restituzioni all'abbazia e agli homines vallis.
1269 - Transazione tra l'Abate S. Pietro d'Acqualta e i conti Bulgaruccio e Bernardino
1274 - Visita vesc. Aldobrandino Cavalcanti: Aqualta «unitum vel submissum dicitur Monasterio S. Severi».
1275-1280 ca. - Registrazioni di decime dovute dal monastero di Acqua Alta.
1278 - Liber de Confinibus: menzione della «terra abbatie Aque Alte».
1284 - Bernardino dona ai figli Ugolino e Ottaviano i beni di Carnaiola e di Acqualta.
1289 - Montegabbione: impegno alle decime «sicut homines de Aqualta».
1292 - Catasto orvietano: terreni pertinenti a S. Maria di Acqua Alta.
1293, 6 feb. - In curia vescovile: procuratore di S. Maria di Acqua Alta paga 30 soldi per 6 libbre di cera (3 anni di censo).
1322 - Procura a Pietro Tifi «de villa Abbatiae Aque alta» (rog. in S. Lorenzo di Montegiove).
1357, 24 ott. - Visita vesc. Ponzio de Péret al Monasterium S. Petri Aque Alte; chiesa riconciliata.
1382 - Cronaca di C. Manente: incendio/distruzione della Badia di Acqua Alta (con Castel di Fiori).
fine XV (ante 1500) - Testamento di Antonio dei Bulgarelli: lascito per «reconstructione ecclesiae dirutae . S. Pietro Acqua Alta».
1500 - Atto di successione dei figli di Antonio: non compare più S. Pietro di Acqua Alta.
1139 - Breve recordationis del conte Bernardinus quondam Bulgarelli.
Atto di restituzione all'abbazia di S. Pietro di Acqua Alta e agli homines della valle
di beni sottratti sine ratione.
«Breve recordationis quod facio ego Bernardinus comes filius quondam Burgarelli una cum voluntate fratris mei
et filie mee et filiorum meorum de ipsa inlicita data quam actenus iniuste et sine ratione abstulimus et quam nos
omni modo refutamus ad Monasterium Beati Petri Aquealte, hanc refutationem de ipsa inlicita data facimus nos tam
predicto monasterio quam hominibus habitantibus in valle ac pertinentibus ad ius et dominium predicti Monasterii
Quam refutationem facio ego Bernardinus cum filiis meis tibi abbati omni tempore firma tenere penam viginti
libras de bonis infortiatis... maledictionem Patris et Filii et Spiritus Sancti et Beate Marie Ego Donnus iudex
dictando complevi.»
Traduzione italiana:
«Breve memoria che faccio io, Bernardino conte, figlio del fu Bulgarello, insieme con la volontà di mio fratello,
di mia figlia e dei miei figli, circa quei beni indebitamente concessi che fino ad oggi abbiamo tolto ingiustamente
e senza ragione, e che ora in ogni modo restituiamo al Monastero di San Pietro di Acqua Alta.
Questa restituzione dei beni indebiti la facciamo tanto al detto monastero quanto agli uomini che abitano nella valle
e che appartengono al diritto e al dominio del predetto monastero.
Questa restituzione la faccio io, Bernardino, con i miei figli, a te abate, perché sia per sempre valida, sotto pena di
venti libbre da prelevarsi sui beni confiscabili... [seguono le clausole di sanzione spirituale:] la maledizione del Padre,
del Figlio, dello Spirito Santo e della Beata Maria. Io, Donnus, giudice, ho completato la dettatura.»
Fonti: Archivio Vescovile di Orvieto, Cartulari, Cod. B, c. 106/5.
F. Ughelli, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma 1667, p. 22.
Edizione moderna: D. Piselli, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV,
Montegabbione 2018, Appendice documenti, n. 1, pp. 29-30.
L'atto è una refutazione solenne, con cui il conte e la sua famiglia restituiscono al monastero
e alla comunità soggetta homines vallis beni sottratti. La menzione degli abitanti lega già nel XII secolo
l'abbazia a un nucleo comunitario stabile, verosimilmente Villa Acqua Alta.
1269 - Transazione tra l'Abate e Convento di S. Pietro d'Acqualta e i conti Bulgaruccio e Bernardino,
relativa alle possessioni di Castel di Fiore e ad alcuni molini sul fiume Chiane, rogata dal notaio Rolando di Bagnarea.
«. una Transazione fatta tra l'Abbate, e Convento di S. Pietro d'Acqualta da una parte,
e dall'altra i Conti Bulgaruccio, e Bernardino circa le Possessioni di Castel di Fiore, e alcuni Molini nel fiume Chiane,
rogatone l'anno MCCLXIX Rolando di Bagnarea.»
Fonte: F. Ughelli, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma 1667, parte II, p. 25.
La notizia, tramandata dal solo Ughelli, non risulta altrimenti conservata nei cartulari orvietani noti.
Va dunque utilizzata come memoria d'autore, utile a delineare i rapporti patrimoniali tra l'abbazia di Acqua Alta
e i conti di Marsciano nella seconda metà del XIII secolo.
1274 - Visita del vescovo Aldobrandino Cavalcanti al monastero di S. Pietro di Acqua Alta.
I presenti dichiarano che esso era «Monasterio Sancti Severi unitum vel submissum».
«In nomine Domini Amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo ducentesimo septuagesimo quarto,
die quarto intrante mense Septembris. Cum Venerabilis Pater dominus frater Aldebrandinus Dei gratia
Urbevetanus Episcopus, adiunctis sibi discretis viris, fratribus Iohanne et Mattheo Florentinis Ordinis
Predicatorum, ad visitandum Monasterium Sancti Petri Aquealte Urbevetani diocesis accessisset,
vocatis et constitutis in Capitulo dicti Monasterii domino Bartho abbate, fratre Iacobo preposito,
fratre Philippo et fratre Nicola canonicis Monasterii Sancti Severi prope Urbemveterem, qui apud dictum
Monasterium Sancti Petri Aquealte, quod salvis iuribus et consuetudinibus Episcopatus Urbevetani
predicto Monasterio Sancti Severi unitum vel submissum dicitur existebant.»
Traduzione italiana:
«In nome del Signore, Amen. Nell'anno della sua natività millesimo duecentosettantaquattro, il giorno quattro
del mese di settembre. Poiché il venerabile padre frate Aldobrandino, per grazia di Dio vescovo di Orvieto,
insieme con uomini discreti, i frati Giovanni e Matteo da Firenze dell'Ordine dei Predicatori, si era recato a
visitare il monastero di San Pietro di Acqua Alta della diocesi orvietana, convocati e costituiti in capitolo del
detto monastero il signor abate Bartho, frate Jacopo preposito, frate Filippo e frate Nicola canonici del
monastero di San Severo presso Orvieto, i quali si trovavano nel detto monastero di San Pietro di Acqua Alta,
che - salvi i diritti e le consuetudini dell'episcopato orvietano - si dice essere unito o sottomesso al predetto
monastero di San Severo.»
Fonti: Archivio Vescovile di Orvieto, Cartulari, Cod. A, c. 4/1.
Edizione moderna: D. Piselli, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV,
Montegabbione 2018, Appendice documenti, n. 3, pp. 33-34.
La visita rivela che già nel 1274 l'abbazia di Acqua Alta era considerata dipendente dal monastero di S. Severo e Martirio di Orvieto,
indicando una fase di perdita di autonomia e la necessità di riforma sia sul piano spirituale che temporale.
1275-1280 ca. - Rationes Decimarum Italiae.
Registrazioni di decime dovute dal monastero di Acqua Alta, riportato nelle varianti Aque alte, Aquealte, Albana Aque Alte.
10742. Raynaldus Guidonis de Albana Aque alte solvit pro presbiteris Iohanne et Petro de Monte Iovis LVI aquil. V tur. gros. et III sol. et V den. cor.
Traduzione italiana:
«Rainaldo di Guido di Albana Acqua Alta pagò per i presbiteri Giovanni e Pietro di Montegiove 56 aquilini, 5 tornesi grossi e 3 soldi e 5 denari cortonesi.»
10934. Item a preposito S. Severii solvente pro monasterio S. Severii et abbatia Aque alte XVII sol. minus III den. acquil. X tur. gros. VII ven. XXII lib. et XVIII sol. cort. Item X lib. et X sol. cort.
Traduzione italiana:
«Inoltre, dal preposito di San Severo, pagando per il monastero di San Severo e per l'abbazia di Acqua Alta: 17 soldi meno 3 denari aquilini, 10 tornesi grossi, 7 veneziani, 22 libbre e 18 soldi cortonesi; inoltre 10 libbre e 10 soldi cortonesi.»
11188. Item frater Iacobus prepositus mon. S. Severii solvit pro dicto monasterio et pro monasterio Aquealte VI flor. auri XXI sol. et I den. ven. XIIII sol. acquil. XIII sol. minus III den. tur. gros. VI sol. et III den. ro. renforzatos et X ro. de XXVIIII de. IIII flor. de argento de XII, II sterlengos de argento. Item II tur. gros. de argento et unum acquil.
Traduzione italiana:
«Frate Jacopo, preposto del monastero di San Severo, pagò per detto monastero e per il monastero di Acqua Alta: 6 fiorini d'oro, 21 soldi e 1 denaro veneziani, 14 soldi aquilini, 13 soldi meno 3 denari tornesi, 6 soldi e 3 denari di grossi romanini rinforzati e 10 romanini, 4 fiorini d'argento di 12 denari, 2 sterlini d'argento, inoltre 2 tornesi d'argento e un aquilino.»
11268. Frater Matheus conversus monasterii S. Severi pro dicto monasterio S. Severi et pro monasterio Aquealte XXVII lib. XIII sol. et VIIII den. cort. XXXVII sol. minus I den. acquil. VI sol. et III den. flor. de argento de XII et XXII sol. ro. gros. renforzatos VII sol. et III den. tur. gros. X sol. ven. XXV den. et I medium ro. non renforziatum VI flor. de argento de XX, III sol. cort. I flor. auri et IIII tur. parvos.
Traduzione italiana:
«Frate Matteo, converso del monastero di San Severo, per il detto monastero e per il monastero di Acqua Alta pagò: 27 libbre, 13 soldi e 9 denari cortonesi; 37 soldi meno 1 denaro aquilini; 6 soldi e 3 denari in fiorini d'argento di 12 denari; 22 soldi in romanini rinforzati; 7 soldi e 3 denari tornesi; 10 soldi veneziani; 25 denari e mezzo in romanini non rinforzati; 6 fiorini d'argento di 20 denari; 3 soldi cortonesi; 1 fiorino d'oro e 4 piccoli tornesi.»
11544. Item Mantia famus abbatis monasterii S. Severii solvit pro dicto monasterio et monasterio Aquealte XVII sol. ro. gros. XX flor. auri. et X den. aquil. XXIIII ven. XII sol. et VII den. tur. gros. et XVI den. cort.
Traduzione italiana:
«Mantia, servo dell'abate del monastero di San Severo, pagò per detto monastero e per il monastero di Acqua Alta: 17 soldi in romanini, 20 fiorini d'oro e 10 denari aquilini, 24 veneziani, 12 soldi e 7 denari tornesi e 16 denari cortonesi.»
Fonti: Rationes Decimarum Italiae, volumi Umbria e Tuscia (1932-1942);
estratti raccolti in: Il Gobbo - Rationes Decimarum Italiae.
1278 - Liber de Confinibus del Comune di Orvieto.
Il tracciato dei pivieri comprende la menzione della «terra abbatie Aque Alte».
«...et vadit per viam usque ad viam de Salceto et vadit per ipsam viam usque ad viam que vadit ad terram
abbatie Aque Alte et vadit per ipsam viam usque ad viam que vadit ad Montem Capionis.»
Traduzione italiana:
«...e va per la strada fino alla via di Salceto e va per la medesima via fino alla strada che conduce alla terra
dell'abbazia di Acqua Alta, e va per quella stessa via fino alla strada che porta a Monte Capione...»
Fonti: Archivio di Stato / Archivio Storico Comunale di Orvieto (ASO/ASCO),
Liber factus de Confinibus, 1278 (strumento membranaceo, cc. 1r-10v).
Edizione moderna: Francesca Bianco,Il Liber de Confinibus di Orvieto (1278). Per uno studio del paesaggio medievale degli antichi pivieri.,
Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, CXIII (2016), fasc. I-II, pp. 47-51.
L'inclusione della terra abbatie Aque Alte nel Liber de Confinibus mostra che alla fine del XIII secolo l'abbazia disponeva
di proprietà territoriali riconosciute, integrate nella rete plebana orvietana, all'interno del Piviere di Montegiove.
1284 - Concordia tra Bernardino e Nardo suo nipote per i confini di Marsciano, Parrano, Poggio Aquilone e Migliano;
nello stesso anno Bernardino dona ai figli Ugolino e Ottaviano i beni di Carnaiola e di Acqualta.
«L'anno MCCLXXXIIII seguì la concordia tra esso Bernardino e Nardo suo Nipote per cagione dei confini di Marsiano, Parrano,
Poggio Aquilone e Migliano, per rogito di Paolo d'Albertuccio della Morcella, nell'Archivio d'Orvieto.
E nel medesimo Archivio apparisce, che l'anno istesso MCCLXXXIIII due figli di Bernardino, cioè Ugolino e Ottaviano, furono
donatari di suo padre dei beni di Carnaiola e d'Aqualta.»
Fonte: F. Ughelli, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma 1667, p. 45.
L'atto mostra come già nella seconda metà del XIII secolo i beni di Carnaiola e di Acqua Alta rientrassero nella sfera patrimoniale
dei conti di Marsciano: la donazione paterna a Ugolino e Ottaviano ne sancisce il trasferimento ai rami familiari, mentre la concordia
per i confini evidenzia il ruolo strategico dei castelli e delle ville della Montagna orvietana.
1291, 16 luglio - Rinuncia dell'abate frater Laurentius al governo del monastero di S. Pietro di Acqua Alta;
il documento attesta che il monastero è «cui dictum Monasterium est unitum» all'Ordine di S. Guglielmo.
«In nomine Domini Amen. Anno [a nativitate] Eiusdem millesimo ducentesimo nonagesimo primo . die sexdecima Iulii. .
frater Laurentius abbas Monasterii Sancti Petri Aque alte Urbevetane diocesis coram venerabile patre domino Francisco Dei gratia
Urbevetano Episcopo personaliter constitutus videns ac cognoscens per ipsius abbatatus officium scandalum inter fratres Ordinis Sancti
Guillelmi cui dictum Monasterium est unitum et in ipso Monasterio generari, at volens omnem scandali materiam evitare, officium ipsum
et abbatatum, sua propria et spontanea, tacita voluntate, in manibus ipsius domini Episcopi liberaliter resignavit, ac eidem renuntiavit
expresse, petens humiliter et instanter ab administratione dicti Monasterii ac predicti officii se deinceps absolvi. Acta sunt hec in
Civitate Urbevetane . Et ego Appollenaris Benemrendi auctoritate alme Urbis Prefetti notarius publicus predictis interfui et ea rogatus
scripsi et publicavi. Signum dicti Appollenaris notarii.»
Traduzione italiana:
«In nome del Signore, Amen. Nell'anno della sua natività millesimo duecentonovantuno, il giorno sedicesimo
di luglio. Frate Lorenzo, abate del monastero di San Pietro di Acqua Alta della diocesi orvietana, comparso
personalmente davanti al venerabile padre, signore Francesco, per grazia di Dio vescovo di Orvieto, vedendo
e riconoscendo che per il suo ufficio abbaziale nasceva scandalo tra i frati dell'Ordine di San Guglielmo,
al quale detto monastero è unito, e che tale scandalo si generava nello stesso monastero, volendo evitare
ogni materia di scandalo, rinunciò liberamente e spontaneamente, con volontà tacita propria, nelle mani
del detto signor vescovo, al suddetto ufficio e abbaziato, e ad esso esplicitamente rinunciò, chiedendo
umilmente e con insistenza di essere da allora in poi assolto dall'amministrazione del detto monastero e
del predetto ufficio. Questi atti furono compiuti nella città di Orvieto. E io, Appollinare Benemrendi,
notaio pubblico per autorità del prefetto della nobile città di Roma, fui presente a quanto detto, e su
richiesta scrissi e pubblicai. Segno del detto notaio Appollinare.»
Fonti: Archivio Vescovile di Orvieto (AVO), Cartulari, Cod. C, c. 45/5.
Edizione moderna: D. Piselli, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV,
Montegabbione 2018, Appendice documenti, n. 8, pp. 43-44.
La formula «cui dictum Monasterium est unitum» attesta l'aggregazione di S. Pietro di Acqua Alta all'Ordine di S. Guglielmo;
la rinuncia è motivata dagli scandala interni.
1292 - Catasto del Comune di Orvieto.
Inquadra il piviere di Montegiove e registra beni/pertinenze riconducibili all'area di Villa Acqua Alta e alla chiesa di S. Maria (cfr. 1293).
1292 - Catasto del Comune di Orvieto.
Trascrizione delle voci pertinenti relative alla Villa Aqua Alta, cc. 594r-596r.
Nota metodologica
La trascrizione è stata condotta in forma diplomatica, con scioglimento delle abbreviazioni secondo le regole della paleografia latina medievale e in conformità con le consuetudini notarili del territorio orvietano. Particolare attenzione è stata dedicata ai tituli, sciolti in base alle combinazioni più ricorrenti e alla coerenza lessicale interna al testo.
Per i nomi e i cognomi si è adottata la forma corrispondente a quella già attestata nelle ricerche di Pardi e di Carpentier, così da garantire uniformità con la tradizione storiografica e agevolare l'identificazione dei soggetti menzionati.
È stata inoltre mantenuta la punteggiatura originale del codice, incluso il punto che segue regolarmente la formula que est, riportata senza modifiche, in quanto elemento caratteristico della prassi scrittoria del notaio.
Nota di lettura
Le liste di villa del catasto del contado ("Hii sunt homines. qui sunt de ipsa villa") registrano solo i possessori residenti; i grandi proprietari cittadini sono censiti invece nel Catasto della città e si ricostruiscono per i singoli pivieri tramite l'"elenco degli affittuari e dei loro dintorni".
Per questo il conte Bernardino di Ranieri non compare nelle schede della villa di Acqua Alta, pur risultando nel Catasto urbano (rione di S. Giovanni: «Berardinus Rainerii Comes») e fra i maggiori possessori del piviere di Montegiove (151 appezzamenti = 59.848 tabule, con concentrazione ad Acqualta); il nipote Neri possiede 271 appezzamenti = 156.200 tabule nel piviere, ma è assente ad Acqualta.
(cfr. G. Pardi, Il catasto d'Orvieto dell'anno 1292, in «BDSPU», II [1896], spec. per l'iscrizione urbana di Bernardino;
É. Carpentier, Orvieto à la fin du XIIIe siècle. Ville et campagne dans le cadastre de 1292, cap. IV, sez. Montegiove).
Villa Aqua Alta
Hii sunt homines habentes terras et possessiones in Villa Abbatie Aque Alte qui sunt de ipsa Villa et de dicto pleberio
Dominicus Lunardi habet unam petiam terre posite in vocabulo Bertami iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta fossatum Lisurri que est. Duo mezales et viginti tabule extimate
Item habet infra dictos confines unam petiam vinee que est. Viginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in Pedatis iuxta viam et Laurentium Ugolini et iuxta Vuigionus Calandri que est. Quindecim tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in Pedatis iuxta Bartholum Gerani a duobus lateribus et Albertum que est. vigintiseptem tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in contrata Lugalli iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta fossatum que est. unus mezalis et medius et quadraginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre cum rupina posite in contrata Collis Lugalli iuxta Berardinum Comitem et iuxta Ugizonum Orlandi que est. quadraginta una tabula extimata
Item habet unam petiam terre posite in podio Galli iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta Ugizionum que est. medius mezalis et quadraginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicta contrata iuxta Ugizionum Orlandini et iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus que est. medius mezalis et tredecim tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in podio de Cavenaria iuxta fossatum Micchaelem Bevenuti et iuxta Berardinum Comitem que est. medius mezalis et viginti tabule extimate
Petrus Bone habet unam petiam terre posite in vocabulo Pogi Force iuxta terram Abbatie Aque Alte et iuxta viam a duobus lateribus que est. unus mezalis et decem tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Curtitisicci iuxta Berardinum Comitem et Raunaldum Giudi et iuxta viam que est. duo mezales et medius extimate
Item habet unam petiam vinee posite in vocabulo Vallis iuxta Berardinum Comitem et heredes Jacovelli Bone et iuxta fossatum Vallis que est. triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre cum una domo posite in vocabulo Lanterati iuxta Berardinum Comitem et heredes Jacovelli et iuxta terram Abbatie Aque Alte que est. due tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Collis iuxta Berardinum Comitem ab ambobus lateribus que est. unus mezalis et trigintadue tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicto vocabulo iuxta ipsum Petrum et Berardinum Comitem et iuxta fossatum Collis que est. sex mezales extimate
Item habet unam petiam vinee posite in dicto vocabulo iuxta ipsum Petrum et Berardinum Comitem et iuxta fossatum Collis que est. medius mezalis et viginti tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Coste Slire iuxta Berardinum Comitem ab ambobus lateribus que est. duo mezales et medius et viginti tabule extimate
Item habet unam petiam terre pro indivise posite in dicto vocabulo iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta viam Aque est. pro sua parte vigintaquatuor tabule extimate
Raunaldus Guidi habet unam petiam terre posite in vocabulo Curti Tisicci iuxta Petrum Bone et Zava Guidi et iuxta viam que est. unus mezalis et dimidius extimate
Jacobus Guidi Bellafante habet unam petiam terre posite in vocabulo Lanteriti iuxta Berardinum Comitem et Bartholum Guidi et heredes Jacovelli in qua est una domus que terra est medius mezalis et triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Collis iuxta terram fra Laurentii et terram Abbatie Aque Alte et iuxta Bartholum Guidi Bellafante que est. medius mezalis et viginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicto vocabulo iuxta Bartholum Guidi et Petrum Bone et iuxta terram fra Laurentii que est. medius mezalis et viginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Plani Macee iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus quet iuxta viam que est. medius mezalis et viginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in contrata Querceti iuxta Berardinum Comitem [et] Bartholum Johannis et iuxta fossatum que est. medius mezalis et decem tabule extimate
Bartholus Guidi habet unam petiam terre posite in vocabulo Lenteruti iuxta Jacovellum Guidi et heredes Jacovelli Bone et iuxta terram Abbatie Aque Alte que est. medius mezalis et triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre pro indivise posite in vocabulo Collis iuxta Berardinum Comitem et iuxta terram Abbatie Aque Alte a duobus lateribus que est. pro sua parte triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicto vocabulo Jacovellum Guidi et terram fra Laurentii et iuxta Petrum Bone que est. quadraginta tabule extimate
Item habet unam petiam vinee posite in dicto vocabulo iuxta terram Abbatie Aque Alte et Petrum Bone et iuxta terram fra Laurentii que est. triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Plani Macee iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta viam que est. unus mezalis et decem tabule extimate
Heredes Jacovelli Bone habet unam petiam terre cum una domo posite in vocabulo Fontis Gnadangnani iuxta Berardinum Comitem et terram Abbatie Aque Alte et iuxta Bartholum Guidi que est. unus mezalis et quadraginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre pro indivise posite in vocabulo Collis iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta viam que est. pro sua parte duodecim tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicto vocabulo iuxta terram Abbatie Aque Alte et fossatum Collis que iuxta viam que est. unus mezalis extimate
Item habet unam petiam vinee posite in dicto vocabolo iuxta et confines que est. medius mezalis extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Plani Lage iuxta terram Abbatie Aque Alte et iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus que est. unus mezalis et triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicto vocabulo iuxta terram Abbatie Aque Alte a duobus lateribus et iuxta Berardinum Comitem que est. unus mezalis extimate
Item habet unam petiam terre posite in vocabulo Fontis Gnadangnani iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta terram Abbatie Aque Alte que est. unus mezalis et medius extimate
Jorgius Abbatis habet unam petiam terre posite in podio de Pedatis iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta viam sive fossatum que est. unus mezalis et decemseptem tabule extimate
Bulgus qui dicitur Johannes habet unam petiam terre posite in podio de Pedatis iuxta Berardinum Comitem a duobus lateribus et iuxta fossatum que est. unus mezalis et decemseptem tabule extimate
Guglielmus Leonardi Foschini habet unam petiam terre posite in podio Scortature iuxta viam Bartholum Jacobi et iuxta fossatum que est. unus mezalis et medius et triginta tabule extimate
Item habet infra dictos confines unam petiam rupine que est. medius mezalis extimate
Item habet in dicta contrata Montaralis iuxta terram Monasterii et Florem Jacobi et iuxta fossatum que est. unus mezalis extimate
Item habet unam petiam terre cum quercubus in contrata Scortature iuxta Laurentium Aldrebandini et iuxta viam a tribus lateribus que est. unus mezalis et decem tabule extimate
Item habet terram et silvam posite In podio Scortature iuxta Munaldum Bellamini et viam et iuxta fossatum que terra est tres mezales extimate. Et silva est medius mezalis extimate
Item habet unam terram et vineam posite in colle Podii Scortature iuxta Florem Jacobi a duobus lateribus et iuxta fossatum que terra est tredecim tabule extimate. Et vinea est vigintiseptem tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in Plano Streve iuxta fossatum viam et iuxta Berardinum Ranucii que est. duo mezales et triginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicto loco iuxta Gentium Phxani et Tanum eius fratrem et iuxta fossatum que est. medius mezalis et viginti tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite masio Sancte Marie de Turrichi iuxta Ottinellum Herrici et Berardinum Comitem et iuxta unam que est. duo mezales et decemseptem tabule extimate
Item habet terram et vineam posite in contrata Sancte Marie de Turrichio iuxta Jacobum Admamirti et iuxta viam et fossatum que terra est tres mezales et triginta tabule extimate. Et vinea est quadraginta tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in masio Tessenne iuxta Mattheolum Becordati et terram hospitalis et iuxta Jacobum Admamirti que est. medius mezalis extimate
Pepus Jacobi habet unam petiam terre in Averona, in vocabulo Lacussigli, iuxta habere dicit petiam dominam Gratiam Casale que est. sexagintaquinque tabule extimate
Jordanus Jacobi habet unam petiam terre posite in contrata Vallerani iuxta Matteum Jacobi [et] Johannem Leonardi et iuxta Marcum que est. medius mezalis et tredecim tabule extimate
Item habet unam petiam terre posite in dicta contrata iuxta Bellum Bartholi et viam que est. quindecim tabule extimate
Vinutellus Maineri habet terram iuxta Abbatie Aque Altae, in vocabulo Petrusgnani, iuxta Abbatie Montis Orvetani a duobus lateribus et Vitalem Calderuli que est. duo mezales et quadraginta tabule extimate
Benvenutus domini Angelem habet terram iuxta Abbatiae Aque Altae, in vocabulo Petrusgnani, iuxta Johannem Bentevegne [et] Johanem Domine r (titolus) case que est. tres mezales extimate
Johannes Guidi habet terram iuxta villa Abbatie Aque Altae in vocabulo Petrusgnani iuxta terre Abbatie Montis Orvetani Benvenutum domini Angelem que est. tres mezales extimate
Ibet habet terram in dicto vocabulo iuxta Johannes Viviani [et] magistrum Egidium domine Clare que est. unus mezalis extimate
Jovannellus Viviani Fortis habet terram Benvenutus domini Angelem [et] Johanem Domine [...] et viam que est. vigintaquinque tabule extimate
Item habet terram pro indiviso in dicto vocabulo iuxta Abbatie Montis Orvetani Magnum Johanem Guidi et magistrum Egidium que est. duo mezales extimates
Dominichellus Altenive in Fratte habet terram in vocabulo Petrusgnani iuxta magistrum Egidium domine Clare [et] terre Abbatie Montis Orvetani et viam que est. duo mezales extimates
Petrutrus Johanem Enerefonte habet terram in dicto vocabulo iuxta Abbatie Montis Orvetani a duobus lateribus iuxta Vitali que est. duo mezales extimates
Vitalis Gentese habet terram in vocabulo Petrusgnani iuxta Vitalem [et] terre abbatie Aque Alte [et] Paganum Gentese que est. duo mezales extimates et medius extimate
Nota sulla traduzione
La traduzione è condotta in forma letterale, con resa dei termini tecnici agrari e catastali
(mezalis, tabule) lasciati in latino, per mantenere la precisione del documento.
Si è scelto di rendere scorrevole il testo senza alterarne la struttura formularia.
Fonti: Archivio di Stato di Orvieto, Catasto 1292, cc. 594r-596r; edizione G. Pardi, Il Catasto d'Orvieto dell'anno 1292, «BDSPU», II (1896).
Fonti: Archivio di Stato di Orvieto (ASO), Catasto, a. 1292 (cc. varie).
Edizione: G. Pardi, Il catasto d'Orvieto dell'anno 1292, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, II (1896), pp. 225-320.
Studi: É. Carpentier, Orvieto à la fin du XIIIe siècle. Ville et campagne dans le Cadastre de 1292, Paris 1975 (spec. pp. 8-9, 66);
F. Bianco, Il Liber de Confinibus di Orvieto (1278). Per uno studio del paesaggio medievale degli antichi pivieri.,
Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, CXIII (2016), fasc. I-II (per l'uso della cartografia Carpentier).
Nota: il catasto testimonia il consolidamento del piviere di Montegiove entro cui ricade la villa Aque Alte;
la menzione esplicita della chiesa di S. Maria è attestata l'anno seguente (1293, solutio del censo: vedi sezione successiva).
1293, 6 feb. - Solutio census della chiesa di S. Maria di Acqua Alta.
Pagamento di 30 soldi per sei libbre di cera (tre anni di censo, 2 libbre/anno).
«In nomine Domini Amen. Anno Eiusdem millesimo ducentesimo nonagesimo tertio,
indictione sexta, apostolica sede vacante, die sexto Februarii, presbiter Iohannes
canonicus Ecclesie Sancte Christine de Bulseno asserens se esse nuntium procuratorum
Ecclesie Sancte Marie Aquealte Urbevetane diocesis, coram venerabili patre domino
Francisco Urbevetano episcopo personaliter constitutus et recognoscens in ipsa Ecclesia
esse censualem episcopatus Urbevetani singulis annis in duabus libris cere, dedit et
solvit coram me notario et testibus infrascriptis Guidecto Bernardi camerario dicti
domini episcopi et episcopatus recipienti pro ipso domino episcopo et episcopatu
triginta solidorum bonorum denariorum centenariorum, pro compensatione sex librarum
cere pro tribus annis proximis preteritis, quibus dictus census ut dixerunt eidem
episcopatui non extitit persolutus. Acta sunt hec in civitate Urbevetane in palatio
Episcopatus predicti. Et ego Appollenaris Benemrendi. notarius publicus. scripsi
et publicavi. Signum dicti Appollenaris notarii.»
Traduzione italiana:
«In nome del Signore, Amen. Nell'anno millesimo duecentonovantatré, indizione sesta, essendo vacante la sede
apostolica, il giorno sei di febbraio, il presbitero Giovanni, canonico della chiesa di Santa Cristina di Bolsena,
dichiarando di essere nunzio dei procuratori della chiesa di Santa Maria di Acqua Alta della diocesi orvietana,
comparso personalmente davanti al venerabile padre, signore Francesco, vescovo di Orvieto, e riconoscendo che
nella stessa chiesa vi era un censo dovuto all'episcopato orvietano ogni anno di due libbre di cera, diede e pagò,
davanti a me notaio e ai testimoni sottoscritti, a Guidetto di Bernardo, camerario del detto signor vescovo e
dell'episcopato, che riceveva per lo stesso signor vescovo e per l'episcopato, trenta soldi di buoni denari centenari,
a compensazione di sei libbre di cera per i tre anni immediatamente passati, nei quali, come fu detto, il detto censo
non era stato pagato al medesimo episcopato. Questi atti furono compiuti nella città di Orvieto, nel palazzo del
detto episcopato. E io, Appollinare Benemrendi, notaio pubblico, li scrissi e pubblicai. Segno del detto notaio
Appollinare.»
Fonti: Archivio Vescovile di Orvieto (AVO), Cartulari, Cod. C, c. 187/2.
Edizione moderna: D. Piselli, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV,
Montegabbione 2018, Appendice documenti, n. 9, pp. 45-46.
Nota d'indice: «Solutio census Sancte Maria Aquealte duarum librarum cere»; in margine: «Censuns Ecclesie Sancte Marie Aque Alte» (mano posteriore).
Cfr. Appendice documenti, n. 5, nota 14, p. 36.
La registrazione certifica il censo annuo di due libbre di cera dovuto dalla chiesa di S. Maria di Acqua Alta all'Episcopato orvietano.
1322 - Procura a favore di Pietro Tifi «de villa Abbatiae Acquae alta»,
atto rogato nella chiesa di S. Lorenzo di Montegiove dal notaio Angelo di Ser Pippo d'Orvieto.
«... de villa Abbatiae Acquae alta ...»
Il testo integrale dell'atto non risulta edito
Fonti: C. Simoni, Il castello di Montegiove di Mentanea, Roma 1925 (segnalazione dell'atto:
notaio, luogo del rogito e qualifica «de villa Abbatiae Acquae alta»).
Uso moderno: D. Piselli, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV,
Montegabbione 2018, p. 22, con richiamo all'atto e alla qualifica «de villa Abbatiae Acquae alta».
La menzione «de villa Abbatiae Acquae alta» attesta l'esistenza, accanto all'abbazia, di un insediamento laico
Villa Acqua Alta già riconoscibile come comunità distinta all'inizio del XIV secolo.
1357, 24 ott. - Visita del vescovo Ponzio de Péret al Monasterium Sancti Petri Aque Alte;
chiesa riconciliata.
«In nomine Domini Amen. Anno [1357] indictione pontificatu et mense Octobris die vigesimo quarto.
dominus Pontius Dei gratia Episcopus Urbevetanus accessit personaliter ad visitandum Monasterium
Sancti Petri Aque Alte sue Urbevetane diocesis, ubi fuit iuxta morem processionaliter receptus,
dictamque Ecclesiam quam invenit seminis aspersione polutam reconstiliavit, iuxta ritum Sancte Romane
Ecclesie consuetum.»
Traduzione italiana:
«In nome del Signore, Amen. Nell'anno [1357], indizione, pontificato e mese di ottobre, il giorno ventiquattro.
Il signore Ponzio, per grazia di Dio vescovo di Orvieto, si recò personalmente a visitare il monastero di San
Pietro di Acqua Alta della sua diocesi orvietana, dove fu ricevuto processionalmente secondo l'uso, e la detta
chiesa, che trovò contaminata dall'aspersione di seme, riconciliò secondo il rito consueto della Santa Chiesa
Romana.»
Fonti: Archivio Vescovile di Orvieto (AVO), Cartulari, Cod. B, c. 25/1.
Edizione moderna: D. Piselli, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV,
Montegabbione 2018, Appendice documenti, n. 14, p. 56.
La formula «seminis aspersione polutam» attesta una profanazione; il vescovo dispone la riconciliazione e il ripristino del culto.
1382 - Cronaca di Cipriano Manente.
Distruzione della Badia di Acqua Alta nel contesto delle guerre tra fazioni orvietane e conti di Marsciano.
«Ne detto anno (1382) essendo morta le Reina Giovanna e il Sig. Ranaldo orsini ritornò in Orvieto, e contrasse tregua, e poi pace tra Petruccio Monaldeschi del Cane, Bonconte, e Pietro Orsino della Vipera, in una, et bernardo della Cervara dall'altra parte con lor fattione Malcorina, e Beffata di stare sotto Papa Clemente settimo, e così li Monaldeschi del Cane ritornarono in Orvieto: ma quelli della Vipera se ne restarono fuora a lor castella, ma il Conte Ugolino, e Simoneto da castel Peccio restarono fuora inimici a Berardo della Cervara, a al Sig. Ranaldo Orsini, et così casa Mugnano, et Alviano, et il Sig. di castel Peccio, a favore di papa Urbano V. et avendo il Capitan Giovanni Azzo de Ubaldini con la sua cavalleria andarono alli danni de Conti di Marsciano, et abbrucirarono la Badia di Acqualto, e Castel di Fiore, et ripresero Montelione, e Monte Capione».
Fonti: C. Manente, Historie di Ciprian Manente da Orvieto. Nelle quali partitamente si raccontano i fatti successi dal 970 quando cominciò l'impero in Germania insino al 1400, Venezia 1561, p. 287.
Commento: Notizia cronachistica tardo-cinquecentesca, utile come tradizione locale: indica incendio e devastazione della Badia di Acqua Alta assieme a Castel di Fiori. Non sono note, allo stato, pergamene coeve che confermino puntualmente l'episodio; si consiglia pertanto di citare il passo di Manente come fonte primaria.
Tra la visita del 1357 e la notizia cronachistica del 1382 non si conservano, allo stato, ulteriori atti specifici su S. Pietro di Acqua Alta. Il quadro politico dell'area orvietana è segnato da conflitti di fazione e azioni militari che interessano anche il piviere di Montegiove: la riconciliazione disposta dal vescovo nel 1357 testimonia una precedente profanazione del luogo sacro; pochi decenni dopo, la cronaca di Manente ricorderà incendio e devastazione della badia.
fine XV (ante 1500) - Testamento di Antonio dei Bulgarelli (conti di Marsciano).
Lascito per la «reconstructione Ecclesiae dirutae sub titulo S. Pietro Acqua Alta» e per gli ornamenti dell'altare.
Item dispono iure legati, in remedium animae meae et maiorum nostrorum,
ad laudem et gloriam omnipotentis Dei et Domini nostri Iesu Christi, pro reconstitutione
ecclesiae diruptae sub titulo Sancti Petri Abbatiae Aqualtae, vel pro ornamentis altaris,
aut aliis fulcimentis eiusdem ecclesiae, libras centum denariorum papalium currentis monetae
Urbevetanae dispensandas ad arbitrium fideicommissariorum infrascriptorum et filiorum quoque meorum,
seu consortis meae, eorundem genitricis, prout ipsis sanctius et dictae ecclesiae opportunius ac Deo
gratius videbitur: et hoc fieri debere declaro, tunc scilicet, cum ius et iurisdictio patronatus
eiusdem ecclesiae redditum et reintegratum aequo nobis fuerit, et curiae nostrae, prout debetur,
aequumque [erit] antiquioribus temporibus maiorum nostrorum [fuisse] et [esse] constat, ac futurum esse,
Deo et iustitia ipsa sua faventibus, propediem spero.
Traduzione italiana:
«Inoltre dispongo a titolo di legato, per la salvezza della mia anima e di quella dei nostri antenati, a lode e gloria
di Dio onnipotente e del nostro Signore Gesù Cristo, per la ricostruzione della chiesa diruta sotto il titolo di
San Pietro dell'abbazia di Acqua Alta, oppure per gli ornamenti dell'altare o per altri sostegni della medesima
chiesa, la somma di cento libbre di denari papali di moneta corrente orvietana, da dispensarsi a giudizio dei
fidecommissari qui sotto nominati e anche dei miei figli o della mia consorte, loro madre, secondo quanto a
loro sembrerà più santo, più opportuno alla detta chiesa e più gradito a Dio. E dichiaro che ciò dovrà avvenire
quando il diritto e la giurisdizione del patronato della stessa chiesa ci saranno restituiti e reintegrati in modo
equo, come è dovuto, e come risulta essere stato ed essere nei tempi antichi dei nostri maggiori, e - con il favore
di Dio e della stessa giustizia - spero che avverrà presto.»
Fonti: F. Ughelli, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma 1667, p. 131;
C. Simoni, Il castello di Montegiove di Mentanea, Roma 1925, p. 102 (sui legati anche per Scarzuola e S. Lorenzo).
Il lascito mostra un tentativo di rifondazione/risanamento della chiesa di S. Pietro di Acqua Alta, già indicata
come «diruta».
1500 - Atto di successione dei figli di Antonio dei Bulgarelli.
S. Pietro di Acqua Alta non è più menzionata tra i beni di famiglia (si ricordano, tra gli altri, Montegiove e Castel di Fiori).
«...Castrum Montis Iovis cum pertinentiis, Castrum Floris cum pertinentiis, Castrum Parrani cum pertinentiis, et alia bona stabilia in territorio Urbevetano...»
Traduzione italiana:
«...il castello di Montegiove con le sue pertinenze, Castel di Fiori con le sue pertinenze, il castello di Parrano con le sue pertinenze, e altri beni stabili nel territorio orvietano...»
Fonti: F. Ughelli, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma 1667, p. 204.
Bibliografia
BIANCO, Francesca, Il Liber de Confinibus di Orvieto (1278). Per uno studio del paesaggio medievale degli antichi pivieri di Ficulle, Carnaiola, Fabro, Monteleone e Montegiove, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria, CXIII (2016), fasc. I-II, pp. 45-74.
CARPENTIER, Élisabeth, Orvieto à la fin du XIIIe siècle. Ville et campagne dans le cadastre de 1292, Paris, CNRS Éditions, 1986.
CERONE, Roberta, L'abbazia premostratense dei Santi Severo e Martirio presso Orvieto, in Arte Medievale, V, 1 (2006).
FUMI, Luigi, Codice diplomatico della città di Orvieto, Firenze, 1884.
MANENTE, Cipriano, Historie di Ciprian Manente da Orvieto, Venezia, 1561.
OGNIBEN, Andrea, I Guglielmiti nel secolo XIII. Una pagina di storia milanese, Perugia, Tip. V. Santucci, 1867.
PARDI, Giuseppe, Il Catasto d'Orvieto dell'anno 1292, in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, II (1896), pp. 225-320.
PISELLI, Daniele, Comunità laica e religiosa di Montegabbione: chiese ed abazie nei secc. XII-XIV, Montegabbione, 2018.
SIMONI, Cesare, Il castello di Montegiove di Mentanea, Roma, 1925.
UGHELLI, Ferdinando, Albero e Istoria della famiglia de' Conti di Marsciano, Roma, 1667.
Sezione Fotografica
Foto del 1962 dei ruderi dell'Abbazia di San Pietro di Acqua Alta.
Foto anni '80 dei ruderi dell'Abbazia di San Pietro di Acqua Alta.
Foto del 2013 dei ruderi dell'Abbazia di San Pietro di Acqua Alta e della tabella informativa istallata nel sito.