Il Gobbo

L'istituzione della Provincia di Terni

L'assetto istituzionale dell'Umbria contemporanea si può far risalire ai provvedimenti presi dal commissario generale straordinario per le Province dell'Umbria Gioacchino Napoleone Pepoli, nei pochi mesi del suo governo provvisorio (settembre - dicembre 1860) e soprattutto al decreto 15 dicembre 1860 - n. 197. Con questa disposizione si costituiva la Provincia dell'Umbria, antica circoscrizione con Perugia capoluogo, formata dalle Delegazioni pontificie di Perugia, Spoleto, Rieti, Orvieto, articolate al loro interno in Distretti e in Governi, e dal mandamento di Gubbio, sottratto alla Delegazione di Urbino e Pesaro, in cambio del mandamento di Visso, ceduto a Camerino. Inizialmente si cambiò solamente di nome le strutture pontificie: così i sei Distretti di Perugia, Spoleto, Foligno, Rieti, Terni e Orvieto erano diventati Circondari e i trentuno Governi, Mandamenti. La base territoriale così delineata rispecchiava quella dell'ultimo riparto pontificio del 1853.

Per quanto il Pepoli ritenesse eccessivo il frazionamento in 176 comuni e 147 appodiati, non aveva osato intervenire nemmeno su questi ultimi. Egli era infatti consapevole della portata e dell'impopolarità del decreto con cui nasceva la Provincia dell'Umbria, in ordine al quale le polemiche sarebbero continuate sul piano politico per anni, alimentando uno spiacevole attrito tra le diverse parti della nuova Provincia. Nel suo insieme, può dirsi che l'Umbria seppe resistere alle spinte che avrebbero aumentato la frammentazione del territorio a scapito dell'efficienza amministrativa. Le uniche modifiche ammesse nel sessantennio successivo all'unità furono quelle relative alla soppressione di ventiquattro piccoli comuni, tra cui quello di Montegiove, decreto 27 giugno 1869 - n. 5170, nel chiaro intento di contenere la spesa pubblica. 1869 - Gazzetta Ufficiale - Soppressione del Comune di Montegiove.

Ci volle il regime fascista per apportare quelle modifiche territoriali e istituzionali che lo Stato liberale aveva sempre rinviato, timoroso di mettere in discussione l'equilibrio raggiunto nel sessantennio post-unitario. Con la separazione del circondario di Rieti, con i suoi cinquantacinque comuni nel 1923, e la costituzione della Provincia di Terni nel 1927, si giunse ad una ridefinizione della struttura amministrativa destinata a durare fino ad oggi. A questa determinazione aveva portato un lungo processo che si era attivato all'inizio degli anni venti. Infatti nella settima adunanza consiliare del 18 marzo 1921, il Consiglio Comunale di Terni aveva affrontato il problema della ripartizione dell'Umbria in due province con ricchezza di argomenti e serenità di giudizi. Il tema era vecchio e trattato sempre fra polemiche, rancori e ostilità. Terni, sosteneva l'iniziativa come centro promotore di una azione dai benefici effetti sul territorio circostante e nel luglio del 1923 la Giunta e il Consiglio Comunale riproponevano l'istituzione della seconda provincia umbra.

Ostile al progetto separatista era il nuovo prefetto di Perugia Mormino, titolare dell'incarico dal 1923 al 1928.  Egli riteneva che non avessero consistenza le questioni della lontananza di alcune località dal capoluogo provinciale, specialmente dopo lo smembramento di Rieti che nello stesso anno fu accorpato alla Provincia di Roma e dopo la concessione di maggiore autonomia alle Prefetture. Inoltre, Spoleto, in cui era ancora vivo il dolore pel trasferimento del Tribunale a Terni, non avrebbe sopportato l'aggregazione a Terni, mentre Perugia non avrebbe accettato la separazione di parte del suo territorio provinciale.

Se tuttavia tra la fine del 1925 e gli inizi del 1926 ancora si discuteva se e come costruire la nuova Provincia, nel corso del 1926 il dibattito subiva un'accelerazione. Si completava un percorso iniziato alla fine del 1925 con la costituzione del Governatorato di Roma e il Governo Speciale di Napoli, proseguito con l'istituzione del podestà e delle consulte municipali, non più elettivi ma diretta espressione di nomina prefettizia, ossia diretta espressione del potere centrale, dapprima nei comuni con meno di 5.000 abitanti (febbraio 1926) poi anche negli altri (giugno 1927), infine con l'istituzione nelle Province, nel 1928, dei Presidi e del Rettorato, nominati anche questi dalle autorità prefettizie. Insomma, si specifica e si articola sul piano istituzionale "la spinta del primo fascismo che mirava essenzialmente a estendere alla periferia il potere conquistato al centro". La questione della nuova Provincia nell'Umbria meridionale si pose dunque in questo quadro. Erano notevoli, dal punto di vista del governo i vantaggi che la sua istituzione avrebbe indotto: in primo luogo, si sarebbe limitato il potere del fascismo perugino; in secondo luogo si sarebbero tacitati attraverso tale contropartita i ceti dirigenti ternani sacrificati agli interessi della grande impresa. A tali motivazioni, tutte interne agli equilibri politici, economici e istituzionali, se ne aggiungeva un'altra: la necessità di modificare la composizione sociale della città caratterizzata nettamente dalla presenza operaia, dato questo che la rendeva potenzialmente reattiva a forme di sovversivismo e di opposizione al regime.

Il 2 gennaio 1927 un decreto istituiva ufficialmente la nuova Provincia. Venne costituita con il territorio del soppresso circondario di Orvieto (Allerona, Castelgiorgio, Castelviscardo, Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone d'Orvieto, Parrano, Porano, San Venanzo, San Vito in Monte) da cui furono staccati i comuni della Città di Pieve, Paciano e Piegaro, rimasti alla provincia di Perugia e con i venticinque comuni facenti già parte del circondario di Terni: Acquasparta, Alviano, Amelia, Arrone, Attigliano, Baschi, Calvi dell'Umbria, Cesi, Collescipoli, Collestatte, Ferentillo, Giove, Guardea, Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Montefranco, Narni, Otricoli, Papigno, Penna in Teverina, Piediluco, Polino, Sangemini, Stroncone, Terni e Torre Orsina. Lo stesso regio decreto legge 2 gennaio 1927 ridusse i trentotto comuni della provincia di Terni a trentuno mediante l'aggregazione dei sette comuni di Cesi, Collescipoli, Collestatte, Papigno, Piediluco, Stroncone e Torre Orsina al comune di Terni.

Annullo della provincia di Perugia Annullo della provincia di Terni
Due annulli postali di Montegabbione: il primo nel periodo in cui il comune dipendeva da Perugia, unica provincia umbra; il secondo con data in cui il comune dipendeva dalla provincia di Terni. Da notare il primo annullo in data 2 gennaio 1927 giorno dell'istituzione della provincia di Terni.

Alla nascita della provincia di terni si opposero in molti:
"- in primo luogo Perugia, per ovvi motivi di prestigio, ma soprattutto perché perdeva la sua preponderanza sul Consorzio fluviale del Nera e del Velino, che produceva elettricità per le ferrovie, per le industrie ternane e per i bisogni energetici di Rieti, Spoleto e Roma. Con la sua funzione di capoluogo, Perugia esercitava un controllo, attraverso il Consorzio, anche sullo sviluppo industriale della conca ternana;
- si opponeva Spoleto, che era capoluogo del distretto che comprendeva Terni e perciò reclamava per sé il capoluogo di Provincia, adducendo ragioni storiche;
- Narni sottolineava di avere il territorio comunale più vasto della costituenda amministrazione;
- Orvieto non voleva far parte del ternano.
- Rieti, dall'anno precedente, era stata staccata dall'Umbria e annessa alla provincia di Roma.

Il 6 dicembre del 1926, arrivò al podestà di Terni il seguente telegramma: "Oggi, su mia proposta, il Consiglio dei Ministri ha elevato codesto Comune alla dignità di Capoluogo di Provincia. Sono sicuro che col lavoro, con la disciplina e con la fede fascista codesta popolazione si mostrerà sempre meritevole della odierna decisione del Governo Fascista. Mussolini". La decisione fu trasformata in Regio decreto il 2 gennaio 1927, con l'annessione al comune di Terni dei piccoli municipi limitrofi per ingrandirne la superficie (Papigno, Cesi, Piediluco, Torre Orsina, Collestatte, Stroncone, Collescipoli.). L'innalzamento a Provincia obbediva a una strategia industriale del regime intesa a favorire la Società Terni, con alla base il monopolio della produzione idroelettrica dell'Italia centrale. Nel 1931, il 14 novembre, Benito Mussolini venne a glorificare di persona il decreto del 1927. Dal balcone del palazzo comunale esordì, in un suo comizio, con questa frase: "Camice nere, cittadini di Terni, passati cinque anni dal giorno in cui la vostra città è stata elevata alla dignità di capoluogo di Provincia, sono venuto a constatare se essa era degna di tale privilegio: rispondo Si! nel modo più assoluto."

Mussolini, affiancato da Teruzzi e seguito da un folto gruppo di personalità e cittadini, percorre un via di Ferentillo
Nell'immagine a sinistra: Veduta di piazza Maggiore a Terni - attuale piazza della Repubblica - affollata di cittadini in occasione dei discorso di Mussolini.
A destra: Mussolini, affiancato da Teruzzi e seguito da un folto gruppo di personalità e cittadini, percorre un via di Ferentillo. Fonte senato.archivioluce.it.

La cronaca della giornata del 14 novembre spiega con vari esempi in cosa consisteva la natura della nuova Provincia. Alle 9,30, Mussolini entrò a Otricoli festeggiato dalla popolazione, alle 10 era Narni dove si intrattenne con il podestà Alessandro Eroli e con il vescovo Boccoleri. Anzi si fermò un minuto in raccoglimento davanti a monumenti ai caduti. Comunque sia alle "dieci precise" giunse agli stabilimenti elettromagnetici di Nera Monitoro, li visitò, visitò il villaggio degli impiegati, le scuole, la piscina, quest'ultime opere recentissime del regime e assistette a una gara della Federazione Italiana Nuoto. Soprattutto si abboccò con Arturo Bocciardo, amministratore delegato della Soc. Terni e con il senatore Conti presidente della Banca Commerciale Italiana. L'incontro servì a sancire la partecipazione della siderurgia e delle banche nel sistema in gestazione dell'IRI, il più importante avvenimento industriale italiano del XX secolo. Eppure alle 10, 30 Mussolini fece il suo ingresso nel Palazzo del Governo dove lo accolsero il prefetto Pera, i piccoli imprenditori locali e una delegazione di amministratori orvietani, arrivati a Terni con 120 automobili. Quindi la sua vettura lo portò rapidamente a Piediluco dove deve inaugurare un canale di 42 chilometri che porta l'acqua del Nera al lago, partendo da Triponzo in Valnerina. Percorse in automobile il canale ancora asciutto fino a Rosciano. Da lì arrancò a piedi fino al paese di Polino e promette una strada ai paesani isolati. Discese poi fino a Ferentillo e finalmente si arrestò all'Abbazia di San Pietro in Valle. Qui pranzò, poi fece un pisolino in una cella del convento assistito da tre condiscendenti dame della nobiltà ternana. Si rialzò alle 14,25. Alle 14,30 ammirò lo spettacolo dell'apertura della Cascata delle Marmore, quindi visitò la centrale elettrica di Galleto e gli stabilimenti per il carburo di Papigno. Fece una sosta alla Fabbrica d'Armi, poi a Palazzo Mazzancolli, sede del Fascio e vi ricevette una delegazione di Orte, che chiedeva l'annessione alla Provincia di Terni. Infine, si affacciò al balcone del palazzo municipale pronunciando il discorso di cui abbiamo già riportato la frase iniziale, mentre pioveva a dirotto sulla folla in piazza[1].".

Nel 1928 Sandro Giuliani scrisse Le 19 Province create dal Duce tra cui Terni. Nell'introduzione benito Mussolini scrive: questo volume interessante si raccomanda da se a tutti coloro che si occupano - come studiosi e come gerarchi - dei problemi conernenti la sistemazione delle province voluta ed effettuata dal Governo Fascista.Gli studi che Sandro Giuliani ha dedicato alle nuove province del Littorio sono completi, esaurienti - da ogni punto di vista - e sono, come forma e stile, leggibilissimi. Il volume documenta - sopra tutto - lo sforso compiuto dal Regime per elevare e migliorare la condizione di provincie e di terre dimenticate, le quali tutte risentono oggi dei benefici di un Governo che considera e risolve i problemi locali in senso unitario e quindi squisitamente nazionale. la creazione delle nuove provincie dimostra altresì lo sviluppo raggiunto dall'Italia in un solo cinquantennio: sviluppi demografico, economico, politico, morale. questo libro conforta il nostro virile ottimismo sui destini futuri della Patria. Mussoluni.
Sandro Giuliani, Le 19 Province create dal Duce, TERNI

Una variazione territoriale che colpì il comune di Montegabbione fu il distacco della frazione di Frattaguida e la sua aggregazione al comune di Parrano con decreto 11 dicembre 1927 - n. 2570. Visualizza la gazzetta ufficiale del 14 gennaio 1928 dove è contenuto, a pagina 208, il REGIO DECRETO dell' 11 dicembre 1927, n. 2570: Distacco della frazione Frattaguida dal comune di Montegabbione e sua aggregazione al comune di Parrano.

Parte delle informazioni sono state tratte da: www.provincia.terni.it.
I decreti sono stati estratti da: Atti ufficiali pubblicati dal Marchese G. N. Pepoli, Firenze, 1861; Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, 1870.
Inoltre: Statistica numerativa delle popolazioni dello Stato Pontificio alla fine del 1853, 1857.
Gli annulli postali provengono dacollezione privata.
[1] www.istess.it


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